THE FABRICS’ SOUP
MODA E MODI: GLI AVVENTURIERI.
di Marco Poli
C’è chi ama la moda e chi se ne frega.
Gli stilisti che amano davvero la moda sono quelli che la creano seriamente, studiano filati e tessuti, e la loro professione diviene quasi una missione. Non a caso, spesso, vestono quasi esclusivamente di nero. Chi ama davvero acquistare la moda, questo lo sa e l’atto d’acquisto diventa esperienza intensa, vissuta altrettanto consapevolmente e seriamente. Accanto a questa categoria c’è quella dei menefreghisti. Perlopiù persone antipatiche e snob che costruiscono look astratti rovistando nei loro allegri armadi firmati, fingendo di avere indossato distrattamente la prima cosa vista o saltata fuori.
Poi ci sono quelli che affermano che la moda è arte e ti spiegano il concetto, allestendosi in prima persona come un’opera d’arte, dichiarando che si può fare moda vestendosi in maniera originale. Sono quelli che la moda se la creano in proprio, ad hoc. Si allacciano al polso un orologio costosissimo superclassico e un po’ demodé e annodano al collo una cravatta possibilmente di cattivo gusto, troppo larga o troppo stretta, tanto quanto un bruttissimo e improbabile gilet da sottogiacca.
Tra chi se ne frega della moda e gli appassionati, ci sono gli avventurieri dei loro stessi capricci di stoffa, avventurieri del gusto, intellettuali che parlano dello stilista come se fosse un pittore, della vetrina come se fosse un’installazione d’arte e frequentano biennali e triennali d’arte. In realtà sono indifferenti alla stessa moda che dicono di amare come espressione di cultura legata all’arte e non da essa indipendente.
Il fatto curioso è che, in questa categoria di avventurieri, mi pare di riconoscere un atteggiamento di alcuni stilisti (oggi si chiamano fashion designer), quando dichiarano una sorta di indipendenza dalla moda, del loro stesso prodotto, dell’abbigliamento che disegnano comunicandolo e relegandolo ad astratte performance artistico-culturali. La cultura della moda parte dall’approccio all’ingrediente. Dalla scelta (serissima) del filato e del tessuto. Materiali che saranno declinati in abbigliamento che possibilmente dovrà durare ed essere di buona qualità, oltre che di origine certificata ed “eticamente” sostenibile nella sua accezione più ampia. Questo lo sanno ormai anche i consumatori che amano davvero la moda e che sono stanchi di stilisti-avventurieri che, nel frenetico giro di poltrone, durano alla guida di un brand “l’espace d’un matin” e che, al prossimo giro di questa veloce giostra, affermeranno per convenienza contrattuale il contrario di quello che avevano sino ad allora appassionatamente dichiarato sulla moda.