THE FABRICS’ SOUP
TEMPI MODERNI*
di Marco Poli
C’è un proverbio giapponese che recita: “ la bellezza non si conquista ma, si contempla”.
Dove possiamo contemplare la bellezza, oggi?
Certamente nella gentilezza che tutto può. Essa non necessariamente deve essere verbale ma, può esprimersi anche con un gesto, con uno sguardo. E per alcune donne, alcuni uomini è insita sia nel pensiero che nell’azione.
La bellezza può essere anche perfezionare ogni particolare fino al punto da raggiungere la perfetta armonia in cui tutte le esigenze sono soddisfatte, non sentirsi appagati e perseverare. Ma la bellezza si trova anche nell’imperfezione. È un concetto profondamente radicato nella filosofia giapponese del Wabi-Sabi, che celebra la bellezza nelle cose imperfette, transitorie e semplici. Questa visione del mondo contrasta con l’estetica occidentale che spesso ricerca la perfezione, la simmetria e la durata. Il Wabi-Sabi, invece, invita ad apprezzare le imperfezioni, le cicatrici del tempo e le irregolarità, trovando valore nella transitorietà e nell’incompletezza. Certamente una dimensione più umana, reale. Ricordo con una certa inquietudine il film “La donna perfetta” (The Stepford Wives), una commedia satirica che racconta la storia di una donna interpretata da Nicole Kidman, che si trasferisce con il marito in una cittadina dove le donne sono tutte impeccabili e dedite alla casa, creando un’atmosfera inquietante e misteriosa, di assoluta perfezione che riguarda anche l’aspetto fisico.
La cosiddetta “bellezza” non è certo quella chirurgica, stereotipata. Nemmeno quella di un capo di abbigliamento perfetto e industriale. Non si trova nemmeno in un tessuto perfetto e senza neppure piccole imperfezioni che ne rivelino l’origine naturale, vegetale o animale che sia. O artigianale che svela la qualità del manufatto. Persino alcune opere d’arte trovano nell’imperfezione un quid che determina la loro unicità e la loro originalità.
Tutto questo può apparire desueto ma, in un mondo dove aggressività, fake news, distopia sono all’ordine del giorno, l’augurio è quello di rientrare da un periodo di pausa lavorativa, che sia anche di introspezione, dove poter scorgere un nuovo ordine di bellezza condivisa, che inizia da ognuno di noi.
*Il titolo di questo articolo è “rubato” da quello della rubrica periodica di Mauro Galligari che scrive per The TSL GAZETTE